Iperurania
“Si chiama Iperurania, ma tutti lo chiamano semplicemente il pianeta. È un corpo celeste, molto piccolo, ad altissima massa, completamente disabitato.”
Basta già l’incipit per essere completamente assorbiti dalla storia di Francesco Guarnaccia, classe 1994, pubblicata da Bao Publishing. La vicenda si snoda attorno a un pianeta, Iperurania, che dà il titolo al graphic novel. Il pianeta è completamente inaccessibile, in quanto ha una forza di gravità che tiene legata a sé qualunque cosa ci atterri sopra e possiede, inoltre, un campo elettromagnetico che rende inservibile qualunque tipo di tecnologia atta a sfuggire alla forza di attrazione o anche solo a comunicare con l’esterno. L’unico modo per studiare la superficie di questo luogo misterioso è avvicinarcisi il più possibile, evitando di essere irrimediabilmente attirati dall’atmosfera del pianeta e restarne per sempre prigionieri. Gli impavidi che si cimentano quotidianamente nell’impresa vengono denominati Shooting Star, veri e propri fotonauti che catturano immagini di Iperurania più o meno definite, a seconda della loro abilità e temerarietà. Bun, il protagonista della nostra storia, è un ragazzino come tanti, con sogni, insicurezze e dubbi tipici degli adolescenti suoi coetanei. Eppure la sua vita cambia quando si rende conto di potersi, inspiegabilmente, materializzare su Iperurania e tornare a casa a suo piacimento.
Pur essendo un graphic novel ad ambientazione fantascientifica, Iperurania affronta temi molto attuali: anzitutto la difficoltà di comunicare con il prossimo, mista a senso di inadeguatezza e a desiderio di rivalsa. Il protagonista è continuamente pervaso dalla paura di fallire e di deludere le persone che ama, siano esse i suoi genitori, i suoi amici o semplicemente il pubblico che segue tanto avidamente le mille peripezie degli Shooting Star. Si può quasi dire che siano i sentimenti di Bun ad essere i veri protagonisti della storia, più che il pianeta stesso. Il lettore si compenetra perfettamente nell’angoscia del ragazzo all’idea di perdere l’affetto dei propri cari.
C’è da dire che il tentativo di Guarnaccia di concentrare l’attenzione principalmente sul contenuto va un po’ a discapito dell’introspezione psicologica dei personaggi che, a eccezione del protagonista, vengono messi in secondo piano, diventando di contorno alla storia più che parte di essa, ma è pur vero che il giovanissimo autore, che abbiamo già conosciuto grazie al collettivo Mammaiuto, di cui fa parte, è al suo primo graphic novel con la Bao Publishing e sembra aver fatto un vero e proprio salto di qualità rispetto ai suoi precedenti lavori.
I disegni non sono realistici ma sono perfettamente funzionali all’ambientazione fantascientifica. Guarnaccia usa colori pastello, prevalentemente sui toni del rosa e del verde, e alterna grandi tavole che riempiono la pagina a piccoli sketch che perfezionano la resa descrittiva di sentimenti e stati d’animo.
Il fumetto è altamente raccomandato a tutti coloro che amano lo sci-fi e anche a coloro che hanno voglia di tornare alla propria adolescenza senza rinunciare a sorridere.
Giorgia Recchia
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